Mario Musella, il “Nero a Metà” e la nascita del movimento musicale “Neapolitan Power”

Gli Showmen

Gli Showmen

“Nero a metà” è uno dei miei album preferiti di Pino Daniele. Da ragazzo penso di aver letteralmente consumato il vinile sul mio giradischi Technics tante le volte che l’ho ascoltato. Lo ritengo un album identitario per Pino poiché disvelava, con quel sound, da dove partiva il suo percorso musicale e dove si voleva avventurare. Molti, pensando al titolo di quel long playing, sono portati a credere che fosse un omaggio oltre che alla musica blues e jazz d’oltreoceano, al suo amico e per certi versi mentore, James Senese. Come tutti sanno, infatti, Senese, oltre ad essere uno straordinario musicista, è anche uno dei tanti “figli della guerra”: mezzo americano e mezzo napoletano. Suo padre, James Smith, era un soldato afroamericano del North Carolina di stanza a Napoli durante la seconda guerra mondiale. “Nero a metà” fu invece dedicato ad un altro figlio della guerra, amico fraterno di James Senese con cui Pino Daniele aveva avuto una breve ma intensa collaborazione: Mario Musella. Le storie di questi tre musicisti si intrecceranno così come quelle di altri e, tutte insieme, costituiranno il nucleo fondante di quel movimento che andrà sotto il nome di Neapolitan Power, una trama di contaminazioni musicali che trae ispirazione dalla tradizione musicale napoletana, i ritmi e le voci popolari  dell’entroterra contadino campano, mescolati alle influenze che arrivavano dagli Stati Uniti, dal Sud America e dall’Africa.

La storia musicale di Mario Musella (nato a Napoli, quartiere Piscinola, il 1 aprile del 1945), anch’egli figlio di un soldato statunitense, un nativo americano cherokee e madre partenopea, per molti aspetti si muove in simbiosi con quella di Senese. Abitavano nello stesso palazzo a Miano, nel Parco Ice-Snei, erano nati lo stesso anno, erano entrambi “figli della guerra” ed avevano una passione smisurata per la musica. Il padre di Senese e quello di Musella facevano parte della 92a Divisione Buffalo dell’armata americana. Una divisione composta da quindicimila uomini e formata da afroamericani e nativi americani, che sbarcarono a Napoli nel 1944 per liberare l’Italia dal nazifascismo. La divisione di fanteria assunse il soprannome “Buffalo Soldier” (da cui trae ispirazione la mitica canzone di Bob Marley) che i nativi americani avevano conferito, durante le guerre indiane, ai soldati di colore. Destino crudele quello degli afroamericani che all’epoca erano segregati in patria ma che per combattere in guerra erano ritenuti utili. Di questi soldati se ne occupò anche il regista Spike Lee nel 2008 con il film “Miracolo a Sant’Anna”.

James Senese riesce a farsi comprare da sua madre il suo primo sax in uno dei tanti negozi di strumenti musicali di Via San Sebastiano a Napoli, pagandolo 70mila lire in cambiali. Inizia a prendere lezioni da un maestro che gli insegna anche a scrivere e a leggere la musica. A quindici anni si trasferisce con Mario Musella prima ad Aversa formando il gruppo “Vito Russo e i 4 Conny” e poi a Terzigno, presso il batterista Enrico Lugani, per suonare cover in stile stelle e strisce nel gruppo “Gigi e i suoi Aster” (1961). Mentre gli altri musicisti dovevano imitare le cover americane, James e Mario lo facevano in maniera naturale perché lo sentivano parte del loro Dna. Dopo questa esperienza che li porta a suonare nelle piazze e nei locali dell’entroterra napoletano, decidono di mettersi in proprio e formare una band, gli “Showmen“, il cui nome era stato ispirato da un amplificatore della Fender. Era il 1968. Del gruppo facevano parte, oltre Musella (basso e voce) e Senese (sax), anche Franco Del Prete (batteria e percussioni), Luciano Maglioccola (tastiere) e Giuseppe Botta (chitarra). La loro musica faceva riferimento ai classici allora in voga del rythm and blues, soul e jazz.

The-Showmen

Il successo degli Showmen prese subito piede anche se il sound proposto non era all’inizio in linea con mercato musicale italiano di allora. Iniziarono subito una tournée in tutta Italia eseguendo cover di grandi successi internazionali come “Piece Of My Heart” di Janis Joplin e “Georgia On My Mind” di Ray Charles. La popolarità vera arriva con un vecchio brano degli anni ’30 che la voce di Musella renderà unico: “Un’ora sola ti vorrei“. Con quel pezzo vincono il Cantagiro e conquistano l’Italia. Una voce potente, graffiante, emozionante, quella di Musella, che entrava nel cuore e nell’anima di chi lo ascoltava. L’anno dopo il gruppo partecipa a Sanremo insieme a Mal con “Tu sei bella come sei” che giunge al sesto posto ed è meritevole di una attenzione da parte della critica. La Rca pubblica il loro primo album “The Showmen“. Entra a far parte del gruppo Elio D’Anna, secondo sax, introdotto da Senese.  Dopo qualche anno, nel 1970, la favola finisce, gli Showmen si sciolgono perché Mario Musella decide di intraprendere la carriera da solista.

Pino Daniele incontra per la prima volta Musella nel 1975 quando James Senese, sciolti gli Showmen ed esaurito il tentativo di rifondarli, aveva creato i “Napoli Centrale”Musella stava realizzando un album per la King di Aurelio Fierro e il suo produttore-arrangiatore cercava un gruppo di giovani musicisti: è proprio il gruppo di Pino a passare l’esame e ad essere scelto. La prima band di Pino Daniele, “Batracomiomachia“, era composta da Enzo Avitabile al sax, Rino Zurzolo al contrabbasso e Rosario Jermano alle percussioni. Nel 1976 Pino Daniele entra poi a far parte, come bassista, dei Napoli Centrale.

Musella inizia quindi la sua carriera da solista nel 1972 e con i musicisti Silvio Iaccarino alle tastiere, Enzo Avitabile al sassofono e Carlo Manguso alla chitarra, lanciò brani quali “Io l’amo di più”, “Storia d’amore”, “Come pioveva”, “La notte sogno ancora te”, “ Primavera “,” Verso le nove di sera “e” Domani tra un anno chissà “. Nel 1975  partecipa a “Disco per l’estate”, con la canzone “Innamorata”, guadagnandosi il primo posto nella competizione. Musella morirà prematuramente per una complicanza epatica a soli 34 anni, il 6 ottobre del 1979 a Marano di Napoli. Nel 1980 Pino Daniele gli dedica il suo terzo lavoro discografico “Nero a metà“. Nel 2014, in occasione dei 35 anni dalla sua scomparsa, si è tenuto a Scampia un concerto commemorativo con tanti musicisti che si sono ritrovati insieme sullo stesso palco per reinterpretare le canzoni che hanno reso celebre Mario Musella, ancor’oggi punto di riferimento per tutte le generazioni di musicisti nati e cresciuti all’ombra del Vesuvio. Nel dicembre dello stesso anno, Carmine Aymone, giornalista, critico musicale e scrittore, gli dedica il libro “Mario Musella il nero a metà”. 

Così si descriveva Musella in una biografia data ai giornali in occasione della presentazione di un 45 giri del 1972, “Io l’amo di più“: “Nasce e canta dal 45; diserta la scuola, suona con gli showmen; vince il cantagiro; va a san remo; incide dischi; long play e quartantacinque: un’ora sola ti vorrei, non si può leggere nel cuore, gloria e ricchezza a te, dedicato a te, basta che mi vuoi, mi sei entrata nel cuore e tantissime altre belle canzoni; approfondisce gli studi per espandersi nella sua personalità; io l’amo di più è il frutto di questa decisione; in questo disco mario propone un discorso melodico con la grinta del rock e la eco lontana del blues, senza trucchi, con la voce che canta“.

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