Oggi, 20 giugno 2020, ricorre il 76° anniversario dell’eccidio di Pian d’Albero (un casolare su un altipiano isolato nei boschi fra il Valdarno e il Chianti, nel Comune di Figline di Valdarno – Firenze), dove nel 1944 le truppe nazifasciste uccisero 39 persone. Tra di loro vi era un giovanissimo partigiano marcianisano, Italo Grimaldi, appartenente alla XXII bis Brigata Garibaldi “Sinigaglia”, nome di battaglia “Calafuria“. Italo nacque a Marcianise il 1 aprile del 1926 da Umberto Grimaldi e Angela Scialla. Era figlio di un ufficiale dell’Esercito Italiano che volle seguire le orme del padre. Per questo si iscrisse all’Accademia Militare “Teulié” di Milano, un’antica e prestigiosa scuola militare fondata nel 1802 sotto Napoleone Bonaparte. Alla fine del 1942, Italo Grimaldi è uno dei cadetti dell’accademia la quale viene trasferita a Cremona per sottrarla ai bombardamenti alleati su Milano. Dopo l’8 settembre la scuola aveva cessato di funzionare ed i tedeschi l’avevano occupata devastando i locali. Italo, in compagnia di un suo collega di corso, Elio Salvetti, era tornato a scuola, eludendo la sorveglianza dei tedeschi, per cercare di recuperare i testi scolastici e gli effetti personali. Rovistando tra le macerie i due trovarono il labaro della scuola che per gli allievi aveva un valore sacrale. Se lo contesero e la sorte premiò Italo che giurò di custodirlo ad ogni costo.
Il padre di Italo, tenente colonnello, prima di passare le linee per unirsi all’esercito del Sud si era fatto promettere dal figlio di non abbandonare la madre e la sorella, residenti a Firenze. Ma forse, proprio la vista di quel labaro abbandonato, aveva trasformato il ragazzo generoso e temerario in uomo che sente più pressante il dovere di difendere la sua patria combattendo. Italo lasciò la madre facendole promettere che alla liberazione di Firenze avrebbe esposto alla finestra il tricolore e partì per unirsi alle formazioni partigiane. Portava con sé il labaro dal quale, come aveva promesso, non si separava mai. Il 20 giugno 1944 il suo distaccamento fu accerchiato in un casolare: qualcuno riuscì a sganciarsi, Italo Grimaldi, rimasto sul posto, fu falciato da una raffica di mitragliatrice. Quando i pochi sopravvissuti tornarono sul posto trovarono la salma di Italo quasi completamente spogliata: il labaro non c’era più. Qualche anno dopo, nel 1947, il padre di Italo concludeva così un articolo pubblicato per commemorare la figura del figlio: “Il Tricolore nazionale fu il viatico nell’ora della stia morte, come era stata la sua religione in vita: il destino volle che non se ne potesse materialmente anmantare la salma. Ma il Labaro azzurro della Scuola, che Egli, generoso alfiere garibaldino aveva portato con sé, e che su di lui non fu più ritrovato, è pure rimasto, anche se asportato dalla brutale rapacità teutonica, a idealmente coprire il corpo di Italo Grimaldi”.
Il regista Fabio Del Bravo, avvalendosi delle testimonianze dei sopravvissuti, girò nel 1982 un film sulla strage di Pian D’Albero dal titolo “Aronne”, il nome del giovanissimo pastore impiccato dalla Wehrmacht insieme al padre e ai partigiani. Nel 1983, durante una proiezione del film a Firenze, fra il 1982 e il 1983, il regista incontrò fortuitamente Franca Grimaldi, sorella di Italo che durante la visione del film sobbalzò quando sentì il nome del fratello. Fu deciso di proiettare il film anche a Marcianise e fu invitato in città il regista. A capo dell’amministrazione comunale c’era l’allora sindaco Piero Squeglia che insieme alla sorella di Italo e al giornalista Federico Scialla riuscirono a convincere Del Bravo ad integrare il film con ulteriori scene riguardanti la figura di Italo. Il 30 Ottobre del 1984, una delegazione di amministratori comunali di Marcianise (Antonio Amoroso, Evangelista Salzillo, Alberto Marino, Piero Squeglia, Salvatore Marino, Pierino Zinzi, Gennaro Patti e il vigile Luigi De Biase) assistette alla commemorazione nel quarantennale della strage, ospiti dei partigiani. In seguito l’amministrazione Squeglia, in ricordo del sacrificio del giovane marcianisano, martire della resistenza, intitolò una strada ad Italo Grimaldi nella strada in cui il partigiano era nato (traversa via Grillo).
Chiudo questo ricordo trascrivendo una frase scritta da Italo in una pagina del suo diario datata 16 dicembre 1943: “Non voglio rassegnarmi nella mediocrità della massa. O eccellere e imporre la mia personalità fra gli uomini o morire. E’ meglio morire piuttosto che scomparire in mezzo ad una folla amorfa che non sa per quale ideale battersi, per quale bandiera impugnare le armi”.
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