Ecco a voi l’artista Antonio Mandarino

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Si può dire di tutto tranne che Mandarino non sia un artista. Antonio Mandarino è pittore, poeta, scrittore e all’occorrenza anche un “robivecchi”. Agli ambienti cosiddetti “accademici” ha sempre dato fastidio l’artista Mandarino per il suo spirito bohémien. Un vero autodidatta: niente scuola d’arte nè altro, ma solamente un uomo che, testardamente e coerentemente, ha voluto vivere “per la propria arte” e “della propria arte”. Versa in evidente stato di povertà, ma con la dignità e la determinazione di chi è consapevole dei propri limiti ma anche delle proprie capacità: l’arte che lui predilige e professa più di tutte è quella dell’arrangiarsi. Il maestro Mandarino è sposato con figli e tutti i giorni deve inventarsi qualcosa per portare avanti la baracca. Ed è davvero una baracca il luogo che di volta in volta sceglie per esprimersi, anche se per Mandarino si tratta di una vera e propria “bottega d’arte”.
Avevo dieci anni all’incirca quando ho avuto il mio primo incontro ravvicinato con il pittore. Oggi noi definiremmo il suo atteggiamento “sui generis”, ma allora, per la Marcianise parruccona e benpensante, era semplicemente un folle. Allestiva le sue cose sulle scale della chiesa di San Carlo, di fronte alla Piazza Umberto I, e per molti anni è rimasto lì. Mentre creava, con la pittura e i pennelli da imbianchino, vendeva qualche cianfrusaglia raccolta nelle sue occasionali “puliture di cantine”. C’era di tutto: dall’oggettistica ai fumetti, anzi, Mandarino era l’unico cui era permesso di vendere persino fumetti erotici davanti ad un luogo sacro. In seguito si trasferì sul Viale Carlo III o sulla Strada Sannitica, dove è rimasto per molti anni. L’allestimento della sua bottega seguiva non tanto l’istinto, ma la possibilità di fruire di spazi pubblici o privati antistanti le fabbriche più o meno dismesse. Oggi, dopo tanto peregrinare, si è trasferito nei pressi dell’Ospedale di Marcianise in località Santella, dopo una brevissima pausa davanti al vecchio Teatro Mugnone.
Per quel poco che ho avuto modo di conoscerlo penso che la definizione di pazzo sia quello che lui con molta ostinazione vuole trasmettere. Ciò che probabilmente non sapremo mai è se il suo comportamento sia la risultanza di una precisa volontà di apparire in questo modo o se invece sia la sua naturale condizione. Insomma non sapremo mai se ci è o ci fa, se “c’è del metodo nella sua follia”, per dirla come Shakespeare nell’Amleto.
Mandarino è un artista perchè, in ogni caso, suscita delle emozioni per quello che dice e per ciò che fa. Come dimenticare, ad esempio, la frase oramai storica «aiutatemi ad essere onesto», oppure il baratto delle proprie opere in cambio di “un’attenzione” che può essere una spesa alimentare fatta al supermarket o il disbrigo di una pratica burocratica. Se vai a fargli visita ti offre subito un bicchiere di vino e giù a raccontare aneddoti ed episodi di vita vissuta. Come quella volta che due industriali del Nord Italia gli avevano offerto una milionata di lire per due suoi quadri. Oppure quando una mattina trovò accanto ad un cassonetto una busta piena zeppa di mille lire (alla fine ne contò 300) lasciata lì da chissà chi.
Non sono in grado di dare un giudizio tecnico sui quadri con i serpenti e le galline con il prosperoso seno umano, nè tantomeno sulle damigiane decorate e nemmeno sui girasoli e i surreali paesaggi marini. Ciò che mi piace di Mandarino è tutto l’insieme: il personaggio, la modalità di composizione dell’opera e l’originalità del risultato finale.
Ebbi modo di intervistarlo per conto del Corriere di Caserta, anche su sollecitazione del professor Alberto Marino, circa 14 anni fa. Quando il pezzo fu pubblicato comprai una copia del giornale e gliela portai. Ne fu felice perchè, mi disse, si trattava della sua prima intervista ad un giornale con tanto di foto e volle a tutti i costi ringraziarmi regalandomi un quadro che ancora oggi conservo gelosamente. Nei giorni scorsi mi sono imbattuto in una pagina di facebook a lui dedicata e ho deciso di scrivere qualcosa. Se qualcuno, leggendo questo mio scritto, ha provato una qualche emozione può fare una cosa semplicissima: passare nei dintorni dell’ospedale presso la sua bottega e rendergli in qualche modo l’emozione.

La foto è stata gentilmente concessa da Franco Spinelli

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1 Risposta

  1. enrico rossini scrive:

    volevo sapere se esiste un mercato dei quadri di mandarino e la loro valutazione ne ha qualcuno da vendere di circa 15 anni fa

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