Giovanni Falcone

La nave di Falcone e Borsellino

Ricordo benissimo quel pomeriggio di 15 anni fa. Per me rappresenta una data fondamentale per la crescita del mio impegno politico e civile. Avevo 21 anni e studiavo all’Università. Tornai a casa e vidi mio padre davanti alla tv che commentava le agghiaccianti notizie dei tg. Chiesi spiegazioni e mi rispose che avevano ammazzato un magistrato, ma non uno qualsiasi, il più importante giudice antimafia.
Non conoscevo bene Giovanni Falcone. Qualche volta lo avevo sentito parlare al Maurizio Costanzo Show. Quello che so su di lui l’ho appreso in seguito dai giornali, dalla tv e dai libri.
Ricordo la diretta dei funerali a Palermo: il capo della polizia Parisi che veniva spintonato, i politici che venivano insultati dalla folla, la vedova di un poliziotto della scorta che “perdonava” gli assassini ma solo se si fossero messi in ginocchio.
Un uomo del sud, siciliano, palermitano, aveva intuito che solo sconfiggendo la mafia ci poteva essere un riscatto per il Mezzogiorno. E quel sacrficio non fu vano se intensificò l’impegno civile di tanti cittadini che caratterizzarono non solo la primavera siciliana ma dell’Italia intera.
A 15 anni da quel tragico evento molte cose sono cambiate ma molte altre permangono nella loro negatività. Io però sono sicuro che senza Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa e tanti altri che offrirono in sacrificio la loro vita per far valere la giustizia, questo nostro paese sarebbe molto, ma molto più miserevole.

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2 Risposte

  1. salpetti scrive:

    “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere”.
    Questa è una frase di Giovanni Falcone. Secondo me è stato lasciato solo dalle istituzioni, anche per questo è morto. Probabilmente la mafia nell’uccidere Falcone aveva dei complici più o meno consapevoli…

    salpetti.wordpress.com

  2. ema scrive:

    Giovanni Falcone: “ A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali, continueranno a camminare sulle gambe degli altri uomini.”

    I funerali di Falcone.
    La repubblica italiana a Palermo è morta. È morta in un giorno appiccicoso nello spettrale androne di marmo del palazzo di giustizia, seppellita dagli sputi, dagli insulti, dalla pioggia di monetine, dal grido di “Assassini”, dal coro “Mafiosi” che, come un selvaggio scirocco, ha investito tutti coloro che- piccoli o grandi, colpevoli, complici o innocenti, (ma esistono innocenti?)- si sono avventurati in nome del popolo italiano nella camera ardente di Palermo. La repubblica italiana è morta accompagnata dalle urla dei poliziotti, dal disgusto dei magistrati. È morta dinanzi a cinque bare con bandiere tricolore sistemate su trespoli al termine di una guida rossa lisa, sfilacciata qui, sfilacciata là.

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